Cumino curry, curcuma e coriandolo
che ho imparato col cucchiaino a usare
e solo ora mi gestisco in barattolo,
ma allora, quando stavo per varcare
la soglia unita a te, in quel pianerottolo
-quinto piano di casa popolare-
quell'odore diverso, dal prezzemolo,
mi portò a vacillare in altomare.
Mi domandai " Ma dov'è che sto entrando?"
di colpo fragile, restavo, immobile;
tu hai avvertito il mio cinico malessere
ed esclamasti - quella chiave usando-
" Ma come fai, tu così bella, ad essere?"
dall'uscio evase quel timore, impalpabile...
Capelli e labbra mi sfioravi piano
la pelle calda del mio nudo, volto
oltre il vetro, nel buio, un canto lontano
il tuo ventre vibrava, al mio sussulto.
Tra quadri arabescati del Corano
ho fatto l'amore -dopodichè ho pianto-
sul divano stantio, col mussulmano
rivivendo il passato in quel momento.
Quella premura al tatto, sulle dita,
non conoscevo quel prendersi cura,
come, l'affanno, si concilia al riposo.
C'è un bambino ora gaio, pieno di vita,
che mostra a tutti il suo curioso viso:
libero, certo, dall'arcaica paura.